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L’arte glittica, ovvero l’incisione su pietre dure e materiali preziosi, affonda le sue radici nella Mesopotamia del IV-III millennio a.C., dove nacquero i primi sigilli cilindrici, finemente decorati con scene mitologiche e simboli del sacro. In Egitto essa si diffuse attraverso i piccoli scarabei incisi, custodi di significati simbolici e funerari, portatori di protezione e mistero. La Grecia elevò quest’arte a una perfezione sublime, dando vita a cammei e intagli che ritraevano divinità, eroi e ritratti ideali, in un equilibrio mirabile tra grazia e potenza. I Romani, eredi e innovatori, ne ampliarono il fascino, trasformando le gemme in oggetti di prestigio, status e collezionismo, testimoni di gusto e raffinatezza. Dopo un periodo di oblio nel Medioevo, la glittica rifiorì nel Rinascimento, sospinta dal rinnovato amore per il mondo antico, e conobbe un nuovo splendore tra XVIII e XIX secolo, quando il gusto neoclassico riportò in auge cammei e gioielli incisi. Oggi rimane un’arte rara e preziosa, dove si fondono maestria tecnica, valore storico e una sensibilità estetica sottile e profonda, eco di una tradizione millenaria che ancora parla con voce di pietra e luce.